L’incontro di Domenica 24 novembre, con Padre Antonello Erminio per la prima tappa del percorso formativo di quest’anno è stato rinviato a data da definire, a causa della criticità delle strade dovute al maltempo.
Tema dell’incontro: “Io ritenni di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso” con riferimento alla 1Cor 1,20-2,16. Di seguito alcune anticipazioni della sua meditazione a cui seguirà l’audio non appena realizzeremo l’incontro.
La sapienza di questo mondo e la sapienza di Dio
- Contrasto tra la sapienza del mondo, che trova le sue sicurezze sul potere e sull’efficienza dell’abilità umana (abilità psicologica, sociologica, economica), e per contro, la sapienza di Dio racchiusa nella piccolezza dell’annuncio che, agli occhi dei saggi del tempo (Giudei e Greci), è considerato stoltezza. Eppure questa annuncio è “potenza e sapienza di Dio”. E’ un annuncio basato su una parola che all’apparenza non ha alcun potere: è il raccontare che Gesù si è lasciato crocifiggere per rendere evidente il cuore segreto di Dio, di essere un Padre amante della sua creatura.
Questo è il paradosso con cui il credente è chiamato continuamente ad interagire: mi fido di questa parola annunciata da Gesù che Dio mi ama e mi abbraccia fin nelle fibre più profonde del mio cuore? Peccato sì e peccato no! Prima di ogni mia incoerenza, io sono amato. Dio ha stima di me. Mi vede come suo figlio amato, prima e al di là di ogni mia fragilità. Nel Vangelo Gesù esprime tutto questo dicendo che il Regno è come un granello di senape che si trasforma in un albero per accogliere gli uccelli che facciano i loro nidi, come il lievito nascosto nella pasta. Dio entra nella nostra vita come un nulla a cui dare credito. La sapienza umana vuole invece controllare, guidare, produrre, essere al comando dello sviluppo, dominare i processi. La sapienza umana è potere.
Il compito è convertire (rovesciare) la coscienza di noi stessi, cioè il modo con cui ci pensiamo.
- “Dio ha scelto noi”: noi che siamo stolti e deboli per confondere i potenti. Questa è la vocazione del credente. Il credente “vive incorporato con Gesù”: “voi siete in Cristo Gesù”. Questo linguaggio “essere in Cristo” significa relazione familiare, un essere abitati da Lui: un muoversi nella vita sapendosi accompagnati dal suo affetto.
- Il mio annuncio – dice ancora Paolo – non si è basato sulla capacità persuasiva di bei discorsi, ma vi ho annunciato un evento che, guardato nella sua crudezza, è qualcosa di tragico. Vi ho annunciato la morte di uno che è stato crocifisso, cioè che ha subito una morte ignominiosa ed è stato escluso come malfattore. Eppure tra voi è accaduto qualcosa di strano – dice sempre Paolo ai primi cristiani: voi avete creduto al mio annuncio. Vi siete fidati e avete cominciato a cambiare vita.
- Come è avvenuto questo? E’ avvenuto per la potenza misteriosa dello Spirito del Cristo risorto, che nella sua risurrezione continua ad effondere su di noi. E’ lo spirito dell’Amore che s’insinua nel cuore umano e ne persuade l’intimo della coscienza, accendendo le attese e i desideri nascosti nel cuore umano. Li accende perché quella coscienza possa corrispondere all’amore attestato dal Crocifisso. Egli genera nel cuore umano una connaturalità, cioè un’affinità elettiva, per cui “si sente” l’amore di Dio e permette al credente di agire nella stessa modalità di Dio. Cioè lo rende capace di offrire la propria vita per amore. Gli dà la forza di fare spazio agli altri e di perdere il centro attorno a cui (disperatamente) si arrocca, fino a soffocarlo di noia e di delusione.
La vita è fatta per essere data nell’affezione a chi ci è messo vicino (al bar, in casa, all’ufficio, in chiesa, per la strada). Trattenerla per sé, per il proprio godimento o per la propria soddisfazione si rivolta contro. Ma questo l’uomo naturale non lo capisce. Per capire questo occorre la forza dello Spirito, che rompa le chiusure dell’animo. Forse non siamo capaci di farlo, ma occorre osare. E soprattutto ricominciare continuamente, sapendo che questa è la direzione, fino a che un bel momento ci accorgeremo di avere, in modo inaspettato, il modo di pensare (il pensiero) di Gesù Cristo “che ci ha amati e ha dato se stesso per noi”.