La vita del credente è un grande viaggio accompagnato dalla grazia di Dio e cioè dall’azione dello Spirito di Cristo risorto che abita in noi. Egli cammina al nostro fianco e si prende a cuore i nostri problemi, agisce in noi attraverso la parola così come fa una mamma quando parla al suo bambino.
La parola che la mamma dice al bambino trasmette fiducia, pace ed egli la coglie immediatamente e si tranquillizza. Non è il contenuto o lo logica delle parole che rassicura il bambino, ma la persona che gli sta parlando.
Lo Spirito Santo in noi agisce così: parla e la sua parola ci ricollega a Gesù perché noi siamo fatti in Gesù, costruiti a immagine di Lui. Purtroppo questa immagine profonda è disseppellita dal buio nel quale noi viviamo a causa del peccato che ci porta fuori dall’orizzonte rispetto a Cristo. Il battesimo ci orienta e ci mette in contatto con Cristo. Ma non basta essere messi a contatto con Cristo, ci vuole lo Spirito di Cristo che metta in movimento la nostra libertà. Questo è il mistero della grazia che opera e lavora in noi attraverso le circostanze e gli avvenimenti. La grandezza della vita cristiana sta proprio nel percepire che dentro al cammino che stiamo percorrendo c’è un’azione misteriosa che ci conduce. E Gesù ce lo dimostra attraverso il brano evangelico del buon samaritano che è inserito all’interno di quello che viene definito “il grande viaggio verso Gerusalemme”.
San Luca, quando costruisce il suo vangelo, ad un certo momento, al capitolo nono pone Gesù come orientato a camminare verso Gerusalemme (Lc 9, 51). “Mentre si compivano i giorni in cui, Gesù, stava per essere tolto da questo mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme. Mandò avanti dei messaggeri che s’incamminarono ed entrarono in un villaggio di samaritani”. Chi erano i samaritani? Erano delle tribù del nord della Palestina che si erano separate dalla tribù del sud ed erano diventate eretiche per gli ebrei del sud. Intorno al 700 a. C. c’era stata la grande deportazione degli ebrei in Babilonia, e gli Assiri avevano importato delle popolazioni pagane nelle zone samaritane. Queste si erano quindi mischiate con le popolazioni ebree e per questo motivo erano considerati degli eretici rispetto alla fede dei Padri. Ebbene, Gesù manda i suoi discepoli lì, lui stesso entra in questo villaggio di samaritani, ma loro non lo accolgono perché era diretto a Gerusalemme. I discepoli di fronte a questo rifiuto vorrebbero lanciare fulmini su quella popolazione, ma Gesù voltandosi verso di loro li rimprovera e poi si dirige verso un altro luogo. E mentre andava per la strada incontra un dottore della legge che si rivolge a Lui per metterlo alla prova.
Il dottore della legge chiede a Gesù come si può ereditare la vita eterna e Gesù lo rimanda alle parole della legge che lui conosce bene. Poi attraverso il racconto della parabola (Lc 10,29-37) spiega che non è la legge a salvare ma l’amore. Amare vuol dire spogliarsi, piegarsi all’altro, riconoscere che nell’altro c’è un bene. Ma per essere capaci di realizzare l’amore dobbiamo lasciarci guidare dall’azione dello Spirito e lasciarci amare.
P. Antonello Erminio
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