Alle Chiese dell’Asia minore

Alla Chiesa di Tiatira

[18]All’angelo della Chiesa di Tiàtira scrivi: Così parla il Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi fiammeg­gianti come fuoco e i piedi simili a bronzo splendente.  [19] Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime. [20] Ma ho da rimprove­rarti che lasci fare a Iezabèle, la donna che si spaccia per profetessa e insegna e seduce i miei servi in­ducendoli a darsi alla fornicazione e a mangiare carni immolate agli idoli. [21] Io le ho dato tempo per ravvedersi, ma essa non si vuol ravvedere dalla sua dissolutezza. [22] Ebbene, io getterò lei in un letto di dolore e coloro che commettono adulterio con lei in una grande tribolazione, se non si ravvede­ranno dalle opere che ha loro insegnato. [23] Colpirò a morte i suoi figli e tutte le Chiese sapranno che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere. [24] A voi di Tiàtira invece che non seguite questa dottrina, che non avete conosciuto le pro­fondità di satana – come le chiamano – non imporrò altri pesi; [25] ma quello che possedete tenetelo saldo fino al mio ritorno. [26] Al vincitore che persevera sino alla fine nelle mie opere,  darò autorità sopra le nazioni; [27] le pascolerà con bastone di ferro  e le frantumerà come vasi di terracotta, [28] con la stessa autorità che a me fu data dal Padre mio e darò a lui la stella del mattino. [29] Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. 

Tiatira era una città di scarsa importanza, abitata da artigiani e commercianti. Questa piccola città è la destinataria della più lunga delle lettere. Vi è un elogio alla comunità per l’amore, la fedeltà l’assistenza prestata ai poveri e la paziente costanza. Il rimprovero tuttavia riguarda la tolleranza verso Gezabele. Gezabele era la regina straniera di Acab: fanatica per gli dei della sua patria in­dusse Acab ad adottarli. Pertanto Baal e Astarte ebbero in Samaria i loro templi. Il profeta Elia si levò energicamente contro questo culto idolatrico e provocò sul Carmelo la riunione di tutti i preti di Baal (in numero di 450), per una dimostrazione pubblica della loro potenza e di quella del loro dio. Riuscita vana la prova, li fece tutti massacrare. G. montò in furore e cercò di porre a morte il profeta Elia ma questi fuggì nel regno di Giuda (III Re, XVIII-XIX,1-3). G. sostenne inoltre una parte odiosa nell’affare della vigna di Nabot. Acab desiderava di avere questa vigna che era vicina al suo palazzo; ma Nabot rifiutava di alienare l’eredità dei suoi padri. Allora intervenne Gezabele e intro­dusse due falsi testimoni, che accusassero Nabot quale bestemmiatore. Perciò, secondo la legge, Nabot fu lapidato e il re venne in possesso della vigna (3 Re, 21).

Dunque, come Balaam funzionava come tipo dell’eresia di Pergamo, così  Gezabele è il tipo dell’eresia praticata da alcuni a Tiatira.  E’ il tipo del libertinaggio morale: “donna che si spaccia per profetessa e induce i miei servi a darsi alla fornicazione e a mangiare le carni degli idoli”. Se­guire queste dottrine è come seguire “la conoscenza delle profondità di Satana” (2, 24): questi gnostici che avevano la pretesa di “potere scrutare le profondità di Dio” (cf 1 Cor 2, 10), cioè di po­tere essere liberi con le loro idee, in realtà entravano in rapporto con Satana. Insomma quando questi gnostici, per la loro scienza si sentivano superiori alle norme etiche e si muovevano senza preoccupazione nel mondo sincretistico di quel tempo , frequentando i templi pagani o le prosti­tute, anche sacre, essi intendevano difendere la loro libertà, ma seguivano il pensiero di Satana. A chi è fedele il Signore Risorto darà “potere sulle nazioni e le pascolerà con verga di ferro, con la stessa autorità che fu data a me dal Padre mio”: pascolare con verga di ferro significa dominare, devastare e distruggere tutto ciò che è contro il Regno di Dio. E’ il giudizio finale, che brucerà la zizzania. E “gli sarà data la stella del mattino”: in Ap 22, 16 Cristo è chiamato “la splendente stella del mattino”. Il vivente darà se stesso come luce sempre nuova che illumina ogni giorno nuovo a cui il credente si apre continuamente nella sua storia.

Alla Chiesa di Sardi

All’angelo della Chiesa di Sardi scrivi: Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle: Conosco le tue opere; ti si crede vivo e invece sei morto. [2] Svegliati e rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio.  [3] Ricorda dunque come hai accolto la parola, osservala e ravvediti, perché se non sarai vigilante, verrò come un ladro senza che tu sappia in quale ora io verrò da te. [4] Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi mi scorteranno in vesti bianche, perché ne sono degni. [5] Il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti, non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. [6] Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese.  

La comunità è vivente solo di nome, in realtà è morta. Bisogna risvegliare i membri dormienti e moribomdi della comunità. Se la comunità non si sveglia il Signore verrà come ladro nella notte, presentandosi inaspettatamente come giudice. Coloro che sono stati trovati fedeli saranno rivestiti di bianche vesti (esistenza trasfigurata dei giusti nel mondo celeste) e staranno in un rapporto di familairità con Gesù Risorto (“mi scorteranno”) e i loro nomi saranno scritti nel libro della vita (cf Lc 10, 20) e saranno riconosciuti davantial Padre.

Alla Chiesa di FIladelfia

 [7] All’angelo della Chiesa di Filadelfia scrivi:  Così parla il Santo, il Verace,  Colui che ha la chiave di Davide:  quando egli apre nessuno chiude,  e quando chiude nessuno apre. [8] Conosco le tue opere. Ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere. Per quanto tu abbia poca forza, pure hai osservato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. [9] Ebbene, ti faccio dono di alcuni della si­nagoga di satana – di quelli che si dicono Giudei, ma mentiscono perché non lo sono -: li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato. [10] Poiché hai osservato con costanza la mia parola, anch’io ti preserverò nell’ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. [11] Verrò presto. Tieni saldo quello che hai, perché nes­suno ti tolga la corona. [12] Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Ge­rusalemme che discende dal cielo, da presso il mio Dio, insieme con il mio nome nuovo.  [13] Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese.   Anche questa comunità riceve solo elogi. E’ una piccola comunità: “Hai poca forza!”. Solo il Cristo concede di entrare nella sala della festa messianica e solo Lui apre alla comunità di Filadelfia la porta della gloria escatologica: essa trionferà con Lui su tutti gli avversari che ora la opprimono. Il Signore farà sì che i giudei (che hanno perduto il titolo onorifico di popolo di Dio, ora sono “sina­goga di Satana”) compaiano umiliati davanti a questa comunità e si gettino ai suoi piedi. Allora i Giudei riconosceranno che il Signore l’ha amata, ossia eletta e ne ha fatto il suo popolo. In ri­compensa il Signore terrà lontana questa comunità dall’ora della prova che deve venire su tutti gli abitanti della terra, ossia tutti gli increduli. Ciò che la comunità possiede deve tenerlo saldamente fino alla prossima venuta del Signore, perché potrebbe anch’essa cadere e perdere la corona di gloria che è già stata preparata per lei.

Alla Chiesa di Laodicea

[14] All’angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi:  Così parla l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Prin­cipio della creazione di Dio:  [15] Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! [16] Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. [17] Tu dici: “Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla”, ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. [18] Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e colli­rio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista. [19] Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mo­strati dunque zelante e ravvediti. [20] Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. [21] Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono. [22] Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. 

Laodicea era ricca e famosa per i suoi commerci, le sue attività bancarie e una scuola di medicina. Dopo un tremendo terremoto nel 66 d.C. gli abitanti erano riusciti a riportarla all’antico splendore. La comunità cristiana risale alla predicazione di Paolo stesso (Col 2, 1; 4, 13-17). Il Cristo rivolge un duro rimprovero: per la sua tiepidezza il Cristo, nel giorno del giudizio, la rigetterà come si sputa un’acqua nauseabonda. Questa comunità non si rende conto del suo stato, perché si nasconde dietro alla propria ricchezza: si sente sicura di sé. Si è sistemata molto confortevolmente nel mondo, ma agli occhi di Cristo è povera, cieca e nuda. Da questa constatazione le viene l’invito a comprare da Cristo l’oro autentico, di prendere da Lui vestiti bianchi per coprire la vergogna della sua nudità, di farsi prescrivere da Lui l’unguento per gli occhi (con evidente allusione alla scuola di medicina della città) per guarire la sua cecità. La vera guarigione si trova soltanto in Cristo. Cristo richiama all’amore i cristiani tiepidi e soddisfatti. Egli bussa alla porta: quando sarà entrato in casa loro celebrerà il gioioso banchetto della salvezza. Il banchetto è il simbolo della vicinanza amicale e familiare.

 In sintesi. In queste sette lettere non ci viene presentato un quadro ideale delle comunità, ma dopo aver elogiato la costanza, l’amore e la fedeltà, viene biasimata la vita cristiana tiepida e pi­gra. I pericoli vengono da quei gruppi che credono di potersi adeguare sincretisticamente al mondo. La minaccia non proviene dalle persecuzione esterne, ma dall’interno e cioè da questa mentalità gnostica e libertaria che vuole scendere a patti con la cultura mondana.

Ma all’orizzonte sta il Cristo Signore che verrà. Tuttavia, qui non c’è l’attesa propria dell’apocalittica di una febbrile e ignara aspettazione di un giudizio tremendo, ma la consapevo­lezza che il Signore che viene e che verrà non è altri che il Cristo crocifisso, risorto e glorificato.

Queste lettere sono tutte da leggere al presente, riflettendo sulla nostra fede come comunità cre­dente oggi.

P. Antonello Erminio

Ascolta l’audio della 3a meditazione

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