All’alba del 31 agosto 2011, gli occhi luminosi e stanchi di Suor Domitilla, finalmente hanno potuto contemplare il volto di Dio tanto atteso.
Era la sera del 12 ottobre 1935 quando, dopo un’intensa giornata di lavoro, Virginia Condo, nata a Montanaro il 14 marzo 1913, sentì una forza e un coraggio particolari che le permisero di superare ogni resistenza. Raccolte le sue cose personali e salutato il papà, s’incamminò verso via Dante 5 per entrare nel monastero del suo paese. Aveva 22 anni e portava con sé una dote ricca di fede nel Signore e di amore per gli altri. I genitori erano stati i suoi primi maestri e modelli di vita cristiana, i suoi numerosi fratelli una vera palestra per allenarsi ad una generosità senza calcoli. Il forte legame affettivo alla famiglia la ostacolava nella scelta della vocazione, pur avvertendo che il Signore la chiamava a consacrarsi a Lui e a lavorare per una famiglia più grande. Così amava raccontare: “Non sapendo come fare chiedevo a Lui la forza della mia decisione e Lui me l’ha data. Non dimentico la preghiera che gli ho rivolto: “Signore mi hai chiamata, e ancora mi chiami, donami l’entusiasmo per Te, svelandomi il segreto per essere libera e felice seguendo la tua via”. Il 12 ottobre ho capito chiaramente dove il Signore mi voleva e sono partita per farmi suora. Entrata poi nella Cappella, così pregai: – Signore, conserva per sempre in me lo slancio e la felicità di questo primo incontro con Te, nella Casa religiosa“.
Nel 1940 conseguì il diploma presso l’Ospedale delle Molinette di Torino e subito iniziò la sua attività nella Casa di Riposo di via Garibaldi a Montanaro. Quante volte in quegli anni, per dare più sostentamento agli anziani, la cui tessera per gli alimenti non era sufficiente, è andata a spigolare il grano lasciato sul campo dai contadini! La grandezza interiore e umana di suor Domitilla solo il Signore la può calcolare, ma a quanti l’hanno conosciuta non è passata inosservata.
Non c’è famiglia del paese che non abbia ricevuto del bene dal suo instancabile servizio anche come infermiera a domicilio, giorno e notte, negli anni più difficili del dopo guerra. Suor Domitilla è sempre stata così: prima i poveri, gli ammalati, i sofferenti. Una vita donata agli altri, giorno dopo giorno, e dagli anni ’70 fino al 1992 presso il “Castello” a Montanaro, con amore e nell’umiltà, sostenuta da una preghiera incessante per ogni necessità. Anche negli ultimi anni di riposo in Casa Madre, la preghiera è stata il suo grande apostolato. Era consolante andare a trovarla: ognuno si allontanava da lei sempre rincuorato e con la sensazione di essere stato con una persona molto vicina al Signore.
suor maurizia pellanda
Testimonianze
“Magna Ginia”, hai donato la Tua vita al Signore. Finché le forze Te lo hanno permesso, Ti sei dedicata ai sofferenti e agli anziani senza risparmiarti mai. Sei stata il nostro punto di riferimento silenzioso. Gioivi quando Ti davamo notizie buone. Soffrivi se Ti raccontavamo momenti difficili. Hai pregato tanto e noi cercheremo di seguire il Tuo esempio. Suor Domitilla, “magna Ginia”, come eri per i Tuoi familiari, Ti affidiamo a Maria Santissima e a Gesù Risorto e confidiamo che dal cielo continuerai a partecipare alla nostra vita terrena.
Ringraziamo il Parroco don Aldo Borgia, la Madre Suor Maurizia, le Consorelle “Figlie di Carità” e tutto il Personale che l’hanno accompagnata negli ultimi mesi di sofferenza.
Ringraziamo il Vicario don Fiorenzo Rastello, il Sindaco, le Autorità e la Comunità di Frassinetto che Suor Domitilla ricordava sempre con affetto e dove era stata amorevolmente accolta presso la Casa della SS. Annunziata.
I nipoti
Suor Domitilla,
ora che sei ritornata nella luce del tuo Signore guardi certo maternamente a noi che ti abbiamo conosciuta ed amata. Vogliamo dirti grazie per tutto ciò che sei stata per noi, parenti ed amici, per le tue consorelle, per tanti Montanaresi:
grazie per il tuo sorriso franco e semplice che ci faceva sempre sentire la tua gioia nell’accoglierci;
grazie per le cure di cui hai circondato i nostri anziani, non solo dirigendo le strutture di assistenza, ma anche effettuando con perizia la tua opera di infermiera, instancabile nei lavoro, dal più umile al più professionale;
grazie per la tua energia, per le affettuose sgridate ai vecchietti quando uscivano malgrado il freddo: tu volevi proteggerli, come una figlia, come una mamma avrebbe fatto, per loro che erano tornati un po’ bambini ed avevano bisogno di protezione e di aiuto,… e loro lo sapevano, ti rispettavano, ti volevano bene…;
grazie per gli anni del dopoguerra in cui solcavi le vie del tuo paese in bicicletta, vera “suora volante delle iniezioni”, per accorrere là dove era la malattia, la sofferenza;
grazie per la tua grande Fede, che traspariva in tutto ciò che facevi, grazie per averci mostrato che si può
essere insieme Marta e Maria, che la Fede sola non basta, che è sterile se non si trasforma in opere;
grazie per la tua serenità di sempre; eri come un mare tranquillo, una roccia, una donna che dava pace con grande umiltà.
Ricordo quando, l’ultima volta che ti vidi, mi dicesti; “Io prego sempre, per quelli di là e quelli di qua”. Sono certa che tu continuerai a farlo per noi che siamo rimasti qui col tuo ricordo.
La tua cugina Maria Tiziana