La Parola che ristora: gli incontri con padre Antonello

Quest’anno come già avviene da alcune stagioni, anche i laici, sono stati invitati a prendere parte agli incontri con la “Parola” tenuti da Padre Antonello Erminio per le suore di Montanaro. E’ davvero un’occasione unica di arricchimento spirituale e di questo ringrazio immensamente le suore.

Nel consueto scorrere dei giorni, sempre strapieni di impegni, ecco che un pomeriggio al mese c’è la possibilità di fermarsi e di fare il “pieno”. Mi spiego, tante volte, si perde di vista il vero senso della nostra vita. Si affievolisce il nostro es­sere cristiani, specialmente in questa società che sta perdendo la propria identità religiosa. Personalmente, sento forte l’esigenza di dare ogni tanto una ricarica alla mia vita spiri­tuale, alla mia fede a volte offuscata.

Quest’anno i cinque incontri hanno avuto per tema “L’esperienza del Signore Risorto e la nostra vita“. Attraverso cinque brani tratti dal vangelo di Giovanni, Padre Antonello ci ha aiutato con semplicità di linguaggio e concretezza, a capire che, anche noi, come i Discepoli dobbiamo percor­rere un cammino per riuscire a capire e vivere fino in fondo la Risurrezione del Cristo.

Ab­biamo vi­sto come, persino i suoi discepoli abbiano faticato a comprendere ed accogliere il Signore Risorto. Un Signore che non si è manifestato nella fama, nella potenza, ma con amore gratuito verso i suoi discepoli, si è avvicinato nella quotidianità prendendosi cura di loro. Non possiamo leggere i racconti della Resurrezione come se fossero fatti di cronaca, ma ri­percor­rere la stessa esperienza dei discepoli, bisogna mettersi nei panni di coloro che li  hanno vis­suti  in prima persona. I fatti di cronaca ci lasciano indifferenti, mentre se li viviamo con parteci­pa­zione, ci cambiano dal di dentro. Attraverso la sua Parola Dio parla proprio a me oggi!

E’ bene ripensare di tanto in tanto la propria vita alla luce del Risorto, che è pas­sato attra­verso la Morte e non è rimasto lì chiuso, ma ha perforato la storia, lo spazio ed ora è il vivente che  ci è vicino e noi lo possiamo riconoscere solo con gli occhi del cuore. Spesso vorremmo che la realtà fosse come noi vogliamo, rispondesse alle nostre idee ma il Signore ci chiede di accettarla per quello che è, e di riconoscerla nella quotidianità che viviamo.

Se nei decenni scorsi tante cose parlavano di Dio, oggi non è più così, anzi si cerca di na­scondere i segni religiosi … ed essere cristiani richiede coraggio. “Hanno portato via il mio Signore” è il grido che risuona ancora oggi … Il grido di Maria di Magdala è diventato attuale nella nostra società!

Oggi il compito del cristiano è quello di  vivere nella gioia del Risorto e annunciare a chi in­con­triamo che solo in Lui si può trovare la gioia vera che dà senso e pienezza alla vita. Dio non lo si dimostra, ma si vive, si riconosce dentro alla creazione, nei fratelli, nelle circostanze della vita. Gesù è il vivente, è il  nostro compagno di viaggio e ci ama a tal punto che ci rispetta fino in fondo, ci dà il suo amore, ma non ci costringe ad amarlo, ci lascia liberi. La bellezza del nostro rapporto con Dio sta proprio nella nostra libertà, nel nostro aderire a lui per scelta, perché vo­gliamo fidarci di lui.

Al termine del quarto incontro, Padre Antonello ci ha assegnato un compito da fare a casa quando la nostra fede si affievolisce. Ci ha suggerito di rispondere ad alcune domande:

  • Qual è il livello della mia vita di fede?

Patisco come i miei contemporanei di un’accelerazione del tempo  Non ho mai tempo! e una saturazione degli spazi cioè Non ho più nessuno spazio per me! così che non riesco più a trovare il modo di vivere interiormente la mia fede?

  • Come uscire da una eventuale situazione di stagnazione spirituale?

Le circostanze della vita sono una provocazione alla mia testimonianza di fede oppure sono schiacciato da esse e non riesco ad uscirne? Quali sono i momenti in cui esperimento la tene­rezza di Gesù per me? Mi concedo il tempo e il silenzio necessari per riconoscere la sua Pre­senza oppure egli rientra nel conto de­gli insegnamenti che ho imparato e che dico agli altri senza che l’incontro con Lui risuoni nel mio cuore e mi cambi nel profondo?

Sono convinta che, solo se sappiamo rispondere a questi interrogativi, potremmo fare espe­rienza del Signore Risorto nella nostra vita e riconoscere la sua misteriosa e amorevole pre­senza.

 Robertilla Vivian

 

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