La festa dell’Annunciazione a Maria, festa delle suore Figlie di Carità della SS Annunziata di Montanaro, si è svolta nell’arco di due giornate.
E’ iniziata la sera di Venerdì 24 marzo con la veglia Martiri Cristiani del 2016. Una serata “forte”, a carattere diocesano dove abbiamo pregato ricordando tutti i Cristiani, sacerdoti, consacrati e laici morti per la loro fede nello scorso anno. Tema guida della serata le prime parole rivolte da Gesù risorto agli apostoli: “Non abbiate paura!” Si tratta di una delle citazioni più frequenti dell’intera Bibbia che trabocca di questo annuncio per bocca di angeli, di profeti di semplici pastori … tra l’Antico e Nuovo Testamento questo invito è ripetuto per ben 365 volte: si potrebbe dire una per ogni risveglio, quasi un “buongiorno” di Dio che ci fornisce così il pane del coraggio quotidiano.
Gesù l’aveva predetto: “Perseguiteranno anche voi … ma non abbiate paura! Io ho vinto il mondo!” E’ con questa incitazione nel cuore che vogliamo pensare siano morti i nostri fratelli trucidati per la loro fede e che ora godono del premio eterno in Dio.
Nel pomeriggio di sabato 25 marzo si è svolta la Festa solenne dell’Annunciazione, con la S. Messa presieduta dal Vescovo Edoardo e concelebrata dal parroco don Aldo con altri sacerdoti della diocesi. Prendendo spunto da una citazione di Charles Péguy (“Dio non si limitò a guardare dall’alto con dolore la triste situazione della terra e dell’umanità, ma scese e fece il Cristianesimo”), il vescovo sottolinea come il cristianesimo non sia fatto dagli uomini, ma da Dio, allo stesso modo anche la purezza di Maria è opera di Dio. Tutto viene da Dio e ha inizio a Nazareth, in un’umile casetta dove Dio si è fatto carne nel grembo di una donna: ecco il cristianesimo. A Nazareth possiamo trovare il richiamo ai misteri fondanti della nostra fede: la Trinità (un solo Dio in tre persone) e l’Incarnazione (culminata nella Passione, Morte e Resurrezione di Gesù).
Ecco allora che nell’Annuncio di Nazareth troviamo le tre persone divine: il Padre che manda il Figlio, il Figlio che scende nel grembo di Maria e si fa uomo e lo Spirito Santo che rende fecondo il grembo di Maria Vergine. Questo è il cristianesimo: l’unica religione in cui Dio scende tra gli uomini e si fa riconoscere. Adorare questo Dio vuol dire impostare la nostra vita come dono, come offerta di sé a Dio e ai fratelli. A noi cristiani è richiesto di annunciare agli altri questo grande mistero e per poterlo fare dobbiamo avere in noi la profonda e viva consapevolezza di questo mistero: se così non fosse, cosa potremmo annunciare?
Nazaret contiene nella sua interezza anche il secondo mistero, non limitato al momento del concepimento e quindi in apparenza legato alla sola incarnazione. Il Figlio che era Dio, per assumere la nostra natura umana si è dovuto spogliare di tutto, da creatore a creatura e in questo c’è tutto il mistero della redenzione, ovvero il mistero della passione, morte e resurrezione di Cristo. Ecco allora cos’è il cristianesimo: il dono di Dio a noi e quindi il dono della nostra vita a Dio dono della nostra vita agli altri, dono e sacrificio che rende la nostra vita feconda.
Tutto ha avuto inizio da Nazaret, dove una ragazza, vergine, dice al Signore “Eccomi!” e si mette a disposizione di Dio. Ci ricorda il Vescovo, che da Nazaret è nata anche la Chiesa, terzo mistero costitutivo della nostra fede: la comunità dei Cristiani, tralci innestati sulla vite che è Cristo. A partire dal “Sì” di Maria, che rappresenta in quel momento l’intera umanità, ogni uomo può diventare membra del corpo di Cristo che è la Chiesa. Ecco perché si interrompe la Quaresima per festeggiare questa ricorrenza dell’Annunciazione.
Monsignor Edoardo ha concluso l’omelia ricordando che noi siamo cristiani non per meriti ma per grazia (“non voi avete scelto me, ma io voi”); questa grazia ricevuta impone però a tutti – sacerdoti, consacrati o laici-, di testimoniare e annunciare Cristo nel mondo, nella famiglia, nella scuola e sul lavoro.
Terminata l’omelia del Vescovo, partendo dal “Sì” di Maria, in questo giorno di festa, le suore “confermano” il loro personale e collettivo “Sì” alla chiamata del Signore, il loro “Sì” al servizio della comunità, dei malati e dei poveri, il loro “Sì” alla testimonianza, alla catechesi e all’educazione dei bambini e dei giovani.
La pioggia che ha iniziato a scendere, non ha impedito a tutti i presenti di partecipare al rinfresco preparato dalle suore sotto il porticato del monastero in un clima di sincera e condivisa gioia e riconoscenza. (Sergio Danzero)