Suor Bernardetta Gaspardino

Una vita spesa al servizio di anziani e malati

Suor Bernardetta (Eda Gaspardino) nacque a Castellamonte il 3 aprile 1928, la prima di due sorelle e un fratello. La sua famiglia non frequentava la Chiesa, ma la Provvidenza mise sui suoi passi, ancora di adolescente, persone buone che la orientarono verso il Signore e in seguito la resero capace di affrontare la resistenza della famiglia per una scelta di totale donazione a Dio.

I suoi genitori non le avrebbero mai permesso di diventare suora e, come diceva lei, contavano sul suo aiuto economico. Nonostante fossero severamente contrari, lei affrontò la situazione con intensa preghiera, ma anche tanta lotta e sofferenza. Vinse la battaglia grazie al coraggio e alla determina­zione sue particolari caratteristiche e il 1° marzo 1952, all’età di 24 anni, senza il consenso dei cari lasciò la casa paterna e dicendo che andava a studiare da infermiera, entrò tra le Figlie di Carità a Montanaro.

Dopo il noviziato, fu inviata a Torrazza Piemonte per collaborare in una scuola materna, ma ben presto si rese conto di non sentirsi portata a fare l’educatrice infantile: avrebbe preferito occu­parsi dei malati. I superiori, quindi, la inviarono alla scuola per infermieri presso il Cottolengo di Torino. Suor Bernardetta capì che era proprio quello il servizio che si confaceva alle sue inclina­zioni e desi­deri. Nei suoi appunti leggiamo: “Durante la mia preparazione ho scoperto che il lavoro presso i malati poteva essere un apostolato efficacissimo se fatto con tanto amore e diretto uni­camente verso Dio.” Appena diplomata, nel 1956, fu inviata alla Casa di Riposo di Montanaro, dove si de­dicò ai malati giorno e notte, supplendo con grande generosità ed intelli­genza alla povertà dell’ambiente, alla scarsità di personale e ai pochi mezzi materiali.

Quando nel 1963 a Cortanze, paese di origine delle nostre Fondatrici, iniziò la costruzione della Casa di Riposo fu naturale pensare di affidare a Suor Bernardetta l’organizzazione e l’accoglienza dei malati e con altre due Suore trasformò la Casa in luogo accogliente e sereno per tanti an­ziani. Infaticabile com’era mai si risparmiò dal prestare amorevoli cure e assistenza anche ai malati delle famiglie di Cortanze e dei paesi vicini.

La generosità di Suor Bernardetta non conosceva limiti: lavorava senza tregua insegnando alle So­relle della Comunità come operare con competenza, pazienza e precisione. Non era facile stare al suo passo: lei c’era sempre, giorno e notte. Ai malati offriva tutte le sue energie perchè non man­casse loro nulla e l’ambiente fosse luogo di benessere per tutti. Parlava poco e quello che diceva aveva il profumo dell’esperienza e del desiderio di fare bene quanto il dovere richiedeva. In uno dei suoi pochi scritti si legge: “Ho sempre cercato di fare del mio meglio, ho servito senza risparmiarmi, ho creduto, ho sofferto e ho amato”. Rimase a Cortanze fino al 2012, poi la salute la obbligò, suo malgrado, ad allontanarsi per sempre, cosa che mai avrebbe fatto di sua volontà.

Cara Suor Bernardetta, tornare in Casa Madre per essere assistita è stato un passo difficile. Ti sembrava impossibile credere che l’ammalata incominciavi ad essere tu. Tentavi sempre di alzarti, per poter dare una mano. Ti pre­occupavi per chi lavorava e volevi aiutare. Era impossibile tenerti seduta, benché il tuo cuore fosse molto stanco e affaticato. Ti ricordavi del passato e per te era istintivo pensare di avere sempre qualcosa da fare. Purtroppo il tempo e la malattia hanno avuto il sopravvento e con molta soffe­renza poco alla volta hai dovuto arrenderti. Tante volte il tuo pen­siero e il tuo cuore erano a Cor­tanze, in quella Casa nella quale avevi dato proprio tutto: ricordavi le persone del paese e quelle accompagnate al Pa­dre con profondo rispetto e naturalezza. Quando vedevi qualcuno preoccupato eri solita dire: “Tutto passa” e lo dicevi con semplicità e fi­ducia in Dio. Ti fidavi della Provvidenza e mentre lungo il giorno scorrevi il Rosario, pregavi per quanti avevi conosciuto e per quanti ti aiutavano a vivere la faticosa malattia. E questo l’hai fatto fino a mercoledì 23 marzo, giorno in cui la Madonna è venuta a prenderti per averti accanto nel giorno della sua festa.

Grazie Suor Bernardetta, per quanto hai fatto nella tua vita servendo il Signore nei malati ma so­prattutto per essere stata, nella nostra comunità, una “grande” sorella, fedelissima al dovere e pronta ad ogni servizio. Alla fine hai dato anche tu un po’ di lavoro, ma non te ne facciamo una colpa: non avresti mai voluto farlo. Le Sorelle ti hanno sostenuta e assistita con amore, ora tu ri­cambiale pregando per ciascuna di loro.                                  

 Suor Stefanina e Suor Maurizia

                    

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