Carissimi, GRAZIE per aver festeggiato con noi il giorno dell’Annuncio del Signore.
Ora potete ascoltare l’audio dell’omelia del nostro Vescovo Mons Edoardo Cerrato.
“Siamo costituiti nella gioia pasquale”
( Riportiamo qui ampi brani ripresi dalla registrazione e non rivisti dall’autore)
(…) 25 di marzo, 25 di dicembre sono nove mesi … capita, se non di frequente, almeno ogni tanto come quest’anno, che il 25 di marzo questo evento straordinario che la Chiesa celebra con tanta festa e tanta gioia con il titolo di solennità, non si possa celebrare in quella data perché nell’imminenza della Pasqua o la Quaresima è già molto inoltrata. Ecco allora a celebrarla oggi, il 1° giorno libero dopo l’ottava di Pasqua. Ed è anche molto significativo in questo contesto pasquale, perché l’Incarnazione del Signore è finalizzata alla Pasqua del Signore. E’ I’inizio della nostra redenzione che nell’evento pasquale raggiunge il suo culmine.
Ricordo sempre una frase di San Massimo, arcivescovo di Torino, il quale nelle sue predicazioni pasquali al popolo ripeteva spesso: “Siamo costituiti nella gioia pasquale!” Cioè siamo messi dentro ad una realtà che non è nostra, ma che ci è donata. La gioia della Pasqua è l’esplosione di gioia, partita dal cuore di Dio e che raggiunge la Chiesa. Perché il Signore è morto per la nostra salvezza ed è risorto.
Ci sono momenti di dolore nella nostra vita? e quanti! Ci sono momenti di difficoltà, in cui sentiamo il peso del vivere certe circostanze? Questo intacca la gioia della Pasqua ma pure è qualcosa di nostro, perché la gioia di Dio non è intaccata da nulla!
Gesù sulla croce, nella passione precedente alla crocifissione era o non era nella gioia? Quanta sofferenza, quanto dolore, quel grido rivolto al Padre: Se possibile passi da me questo calice!, nell’orto degli ulivi e poi sulla croce: Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato? Consegno nelle tue mani il mio spirito!
Era scoppiettante di allegria, Gesù, in quel momento? Niente affatto! Questione è che la nostra gioia non è la nostra allegria! L’allegria è espressione della nostra gioia nei momenti lieti e nei momenti tristi. Possono essere espressione di gioia anche le nostre lacrime, perché c’è un modo di piangere dentro alla gioia. Si può vivere una malattia, un problema, una difficoltà dentro alla gioia pasquale o lo si può vivere al di fuori ed è tutto un’altra cosa.
Se mi è permesso ricordo soltanto il Sabato santo come la vigilia di Natale nella visita ai malati all’ospedale di Ivrea. Nella stessa stanza in oncologia che differenza tra il credente e il non credente! Eppure e uno e l’altro hanno lo stesso identico problema: uno sguardo, il volto, una preghiera, dicono una gioia che non è intaccata, certo non ridono, ma percepisci una serenità dentro a quel volto che altri non hanno.
La gioia della Pasqua c’è e noi siamo stati messi dentro a questa gioia, resi partecipi, ma da tutti noi va vissuta nel rapporto instaurato da Maria con il suo Signore, in risposta al rapporto che il Signore ha instaurato con lei. Kecharitomène, ricolmata di grazia di Dio! Non sei tu che ti sei data la grazia, o Maria. Non hai nessun merito in più rispetto a tutti noi. Riempita totalmente della grazia di Dio, Maria dice eccomi, la stessa parola che dice il Figlio al Padre negli abissi dell’amore Trinitario, quando percepisce la sua volontà che egli si faccia uomo. E da Dio che Egli era, scelse l’esperienza del servo, della creatura. Eccomi, sono la tua serva, Signore, si compia in me quello che tu hai detto. Eccomi, Padre, io vengo per fare la tua volontà. Non mi hai chiesto sacrifici nel Tempio, mi hai chiesto di offrire me stesso a Te! Come è significativo oggi, in questo contesto la rinnovazione dei voti delle nostre Sorelle. Sacrificio e offerta non mi hai chiesto, un corpo mi hai preparato, una vita intera donata perché si realizzi in questa vita il progetto di Dio e perché la realizzazione di questo progetto, attraverso segni esterni e opere compiute, diventi una testimonianza di fronte a tutto il popolo cristiano.
Buon cammino Sorelle, voi siete per noi, con la vostra consacrazione l’icona della donazione a Dio attraverso un corpo, non elevazioni spirituali. Dal momento in cui avete fatto un cammino per avvicinarvi e dire il primo sì, allo sviluppo di questo sì nelle circostanze della vita, fino a quando il Signore vi chiamerà a dire il sì definitivo come per ciascuno di noi. Non sappiamo quando, ma sappiamo che ci sarà quel momento dove non si svanirà, dove non si scomparirà qualunque sia lo stato di vita nel quale siamo vissuti e qualunque sia la comunione che abbiamo vissuto con Dio.
(…) L’allegria di Gesù non è molto presente nel vangelo, è molto presente la gioia di Gesù. Esultò nello spirito. Ti benedico Padre perché hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Tutto quello che ho ricevuto dal Padre l’ho comunicato a voi. Il Padre mi ha comunicato se stesso. La gioia di Gesù è presente in tutto il corso della sua vita, come pure la gioia di Maria. L’anima mia magnifica il Signore, lo spirito esulta in Dio mio salvatore, perché ha guardato alla pochezza della sua serva … Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente.
E allora, fratelli e sorelle, ringraziamo il Signore per questa realtà nella quale siamo stati posti, ringraziamo il Signore perché la nostra vita è parte del mistero di Cristo e quindi anche del mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, come è parte di tutto il resto della vita del Signore, e come sarà parte, (lo chiediamo insistentemente al Signore in questa S. Messa), per sempre nella eterna beatitudine del Paradiso. Buon cammino a tutti quanti!