Domenica 11 maggio p. Antonello Erminio ha completato il percorso di incontri con la Parola 2024-2025 con la catechesi “Per mezzo di Lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo”.
Esiste una domanda previa nell’indagare quale sia il disegno di Dio sull’uomo, e cioè la perplessità che l’uomo d’oggi prova nel riconoscere in “questo” mondo un significato ordinato e un fine nel suo svolgersi. Il nostro sembra un mondo allo sbando: un mondo abbandonato al caos del non-senso. E circa l’uomo l’interrogazione è ancora più pressante: che scopo ha? A che è destinato? Partendo dal “basso – da noi e dalla nostra capacità di comprensione – si resta incapaci di dare una risposta. L’evento cristiano invece introduce un’altra visione: grazie a Cristo, il quale venuto da Dio, possiamo guardare le cose “dall’alto” ed avere la risposta che Dio stessi ci do: Egli ha un disegno sull’uomo e sul mondo.Pur dentro alle contraddizioni della storia, di fronte a cui la nostra intelligenza resta muta, la nostra fede in Gesù è la Luce che ne illumina l’oscurità e sa che c’è un punto di confluenza verso cui ogni cosa converge: e questo punto di convergenza è Lui stesso, il Figlio eterno di Dio, incarnato-morto-risorto, che è il significato primo ed ultimo del cosmo.
Io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente! … Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: “Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. (Ap 1, 8.13. 17-18)
Segue l’audio della prima parte della catechesi:
Segue l’audio della seconda parte della catechesi:
1. Il buio delle teorie scientifiche sull’universo
Secondo le moderne teorie, il nostro Universo ha avuto inizio da un’enorme esplosione, il Big Bang, circa 14 miliardi anni fa. Si ritiene che, prima di questo evento, tutta l’energia e tutta la materia dell’attuale Universo fossero compresse in un punto infinitamente piccolo. Con il Big Bang si ebbe la liberazione di questa energia, a seguito della quale tutte le particelle di materia iniziarono a formarsi e ad allontanarsi rapidamente le une dalle altre. E questa primitiva esplosione ha dato origine a un universo in continua espansione di fronte a cui gli scienziati restano ammirati senza riuscire a trovarne il perché. L’ipotesi accreditata è che il cosmo si espande sotto la spinta di una energia occulta, che viene chiamata “materia oscura”, perché se ne percepisce l’esistenza, ma non la si vede.
E all’interno di questa immensità dell’universo esistono miliardi di creature umane, ciascuna diversa dall’altra. E’ un miracolo nel miracolo. Ciò che differenzia ogni persona è la sua coscienza. Il cosmo esiste, ma non sa di esistere, mentre l’uomo, dotato di una coscienza, si rende conto di esistere. In fondo la materia di cui l’uomo è pure costituito è solo l’inchiostro con cui la coscienza scrive l’esperienza di sé: i suoi vissuti, le sue scelte, le sue ricerche, i suoi affetti, le sue azioni.
La scienza fisica è partita con lo studio della materia ed “ha deciso” che con lo studio della “materia” si può spiegare tutto; ma come fa la coscienza ad emergere da una materia inanimata che non è cosciente? Sulla soglia di questa domanda la fisica resta muta. Molti si appellano al “Caso”: ma che cosa può spiegare il “Caso” con la sua imprevedibilità e indeterminatezza. E’ ragionevole affidarsi a qualcosa che non ha ordine (appunto è casuale), per spiegare un cosmo dove tutto è ordinato e calibrato secondo un turbinìo incontrollabile di particelle quantiche?
Siamo di fronte a un grande enigma, l’universo e l’uomo, che lo sguardo della Rivelazione ci spiega dicendoci che tutto è guidato da un disegno misterioso del Creatore.
2. Gesù Cristo illumina il cosmo. La fede è il lasciarsi illuminare dalla sua Luce
Il modo di guardare l’Universo da parte della scienza fisica può soddisfare la curiosità del conoscere “come” funziona e si muove la realtà materiale, ma non è capace di dire l’orientamento, lo scopo e il significato di questo movimento. Quello che la scienza fisica non sa dire, ce lo dice la Rivelazione divina.
Essa ci presenta, dentro al Mistero insondabile del cosmo, un Uomo che ha avuto la pretesa di dire: “Io sono la Luce del cosmo. Chi mi prende per mano non cammina nell’oscurità, ma è luminoso della luce della vita” (cf Gv 8, 12): Gesù è “la Luce che splende nelle tenebre e le tenebre non riescono a vincerla” (cf Gv 1, 5). Il buio non riesce ad oscurare la luce. Il Senso la vince sul non senso. E questo senso è una persona: il “Verbo fatto carne”, cioè, coinvolto con il mondo “finito”. Dentro al quale Egli è la spiegazione.
“Il Verbo [ὁ λόγος] era, in principio [ἐν ἀρχῇ], presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto [ἐγένετο] di ciò che esiste. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia” (Gv 1, 2-3).
Dire Logos/Verbo significa indicare quel Principio originario che spiega tutto ciò che esiste ed è il significato di Tutto l’esistente, perché “in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2, 9). Gesù è la “Presenza umana” di Dio: nella sua umanità risorta irreversibilmente abita l’eternità infinita di Dio. Come in un discorso sensato “la forma verbale” è il legame che dà significato a tutte le parole le quali, se sparse, non riuscirebbero a esprimere un pensiero logico, così è del Verbo eterno di Dio: Egli è la Parola che spiega il cosmo e il destino dell’umanità.
“In principio” significa che Lui è all’origine. E Lui, come origine e principio, è la Parola primordiale che risuona al di fuori di Dio ed è, attraverso di Lui, che il Padre crea l’universo:
In principio [ἐν ἀρχῇ] Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu. (Gn 1, 1-3).
Il grembo eterno di Dio è Amore, scambio inesauribile di affetto e legame nelle relazioni trinitarie di Padre e Figlio nello Spirito. E quest’Amore è incontenibile al punto che trasborda nell’impensabile: si spinge, cioè, oltre se stesso a dare origine a ciò che non-è-divino. Dio trae dal Nulla il mondo finito, che si trova appunto sul polo opposto della sua Realtà divina ed eterna, in-finita. Nulla lo richiede. E’ l’energia del suo Amore che si esteriorizza oltre se stesso e genera il mondo e al suo interno, il mistero dei misteri, l’essere umano.
La luce della Gratuità aleggia sulla creazione umana. Mistero: perché Dio crei l’umano nello spazio della libertà, fissandogli il compito di essere “a sua immagine e somiglianza”, cioè capace di sprigionare, a sua volta, amore tra tutti i frammenti “finiti della realtà creata” in modo che, su tutto, brilli il suo Amore. Lo genera come partner per costruire con lui un’alleanza che colori di vita “buona” tutto ciò che è creato. Gli comunica il suo Respiro, perché il suo cuore possa battere all’unisono con il suo cuore di Padre che eternamente genera il Figlio. E questo Figlio è il centro magnetico destinato ad attrarre in unità tutta la creazione.
3. “Predestinazione” in Gesù Cristo
Da quanto detto possiamo riassumere: ciascuno di noi è “pre-destinato a Cristo”, a essere con Lui. A fare unità con Lui. Lui vuole sentirci “suoi”. E noi siamo chiamati a sentirlo nostro.
Quando parliamo di predestinazione c’è un pregiudizio da superare. Nei secoli passati si è utilizzato la parola “predestinazione” sulla falsariga della concezione stoica per cui l’esistenza umana era già pre-determinata da un Fato/Destino che la libertà umana doveva subire e non poteva cambiare. Non è in questo senso, che cristianamente parliamo di pre-destinazione. Con questo termine si intende invece che nel disegno creaturale di Dio c’è un orientamento particolare che Dio ha avuto prima di creare l’uomo, e cioè che ogni uomo è chiamato a “prendere la forma che il Figlio di Dio ha assunto facendosi uomo”.
Egli, nel suo disegno, ha deciso nel suo dirsi e darsi in Gesù Cristo, poiché – secondo il testo scritturistico maggiormente chiaro – il disegno “nascosto da secoli” e “ora rivelato” (Ef 3, 9-10) consiste in questo:
“In Lui [Gesù Cristo] ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà” (Ef 1, 3-6).
Ci ha scelti, ma non ci ha costretti. Dio nel crearci accetta il rischio che la creatura si sottragga a questa elezione. E’ il dramma di Dio e della sua paternità ben espresso da Sigrid Undset:
“Dio poteva obbligare gli uomini a obbedire come fanno le stelle. Egli, invece, si è fatto uomo e ha deposto la sua onnipotenza all’uscio delle case degli uomini. L’onnipotente che regge il cosmo se ne va come un mendicante tra la folla delle anime umane chiedendo come elemosina di spartire le ricchezze misteriose del suo essere, la loro libertà” (Sigrid Undset, Roveto ardente, 1930).
Da qui ne consegue che il disegno di Dio è:
- Un disegno universale di elezione, che non è riservato a qualcuno, ma che riguarda ogni creatura umana. Se poi storicamente Dio si sceglie un popolo non è per escludere qualcuno, ma come mezzo pedagogico per poter raggiungere tutti.
- Il disegno di Dio è che “facciamo corpo con Gesù Cristo”, che apparteniamo a Lui, che siamo rivestiti di Lui. In altre parole, che ci “conformiamo” a Cristo e ne assumiamo i contorni e la forma umana. Non però mediante una costrizione, ma mediante il movimento di libertà del cuore.
“Tutti voi, infatti, siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo” (Gal 3, 26-29).
“Cristo è tutto e in tutti. Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo” (Col 3, 9-15).
“Noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi, e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito” (1 Cor 12, 13).
- E qual è la forma umana di Gesù? Gesù vive la sua storia umana nella logica della figliolanza che Egli ha per natura (essendo il Figlio), ma che trasferisce nella coscienza e nei gesti della sua umanità.
Questi testi rivelano come i primi cristiani abbiano concentrato l’idea di elezione all’interno del rapporto con il Cristo. E’ in Cristo che si compie l’elezione del popolo di Dio: l’essere radicati in Cristo è la forma del proprio essere eletti. Nella relazione con Lui, “l’amato e prediletto” del Padre, si compie l’universalità della elezione, iniziata storicamente con Israele e allargatasi al nuovo popolo di Dio.
Questa verità Gesù la esprime nel capitolo 15 di Giovanni:
“Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. … 4 Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. … 9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
4. Il compimento della pre-destinazione. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e si è fatto uomo nel seno della Vergine Maria
Il disegno di Dio trova il vertice nella Presenza storica e carnale del Figlio di Dio. Lo sbalorditivo di questo Disegno di Dio è di aver liberamente voluto prendere su di sé la condizione creaturale dell’Uomo. Così il Figlio è nato come ogni uomo da una donna, è cresciuto con il progressivo maturare della sua umanità, ha camminato sulle strade di Galilea mostrando quale fosse il volto intimo del Padre. Una Presenza che ha dunque uno sviluppo.
In questo evento viene posto nel cosmo il primo seme dall’umanità trasfigurata rispetto all’umano tenuto prigioniero dalle evoluzioni peccaminose della libertà umana. Il peccato – ossia la sciagura della libertà umana di tentare di costruirsi in un’esistenza di libertà slegata da ogni legame con il Creatore (libertà anarchica) – è stato riscattato dal Figlio di Dio che si è inserito nella catena delle generazioni umane mediante la fecondazione dello Spirito nel seno della Vergine Maria.
San Paolo spiega che tutta la storia della creatura, insieme con il mondo, è una tensione a dare al mondo il volto di una “figliolanza”, cioè di un riconoscimento che Dio è padre e di un corrispettivo abbandono “da figli” a questa paternità con la nostra libertà.
Gesù ne parla nella parabola dei due figli di Lc 15.
9Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. … 15 avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”. 16 Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. …19 L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. 20 La creazione, infatti, è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza 21 che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.22 Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. 23Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo (Rom 8, 9. 15. 19-23).
5. Nell’umanità di Gesù impariamo a capire chi è Dio e il nostro Destino
“Quando si chiede al cristiano: “Chi è Dio? Come ci si avvicina a lui?”, il cristiano, a differenza di tutti gli uomini della terra, non indicherà anzitutto il Cielo, ma questo Bambino (Gesù). Il suo dito oserà indicare la Terra, e nel dirlo proverà un soprassalto, gioioso certo, ma anche sconvolgente, se avrà il coraggio di portare fino in fondo questo annuncio. Non finiremo mai di assimilare questo stupore. Non è certo sbagliato guardare in alto per pensare a Dio. Ma impariamo un oceano di cose su Dio, soltanto guardando questo Bambino. Guardando a come agisce nel suo farsi adulto sappiamo finalmente chi è Dio. Il cuore originario del cristianesimo esplode quando il Bambino di Maria piange per la prima volta come noi. Il Figlio eterno, lui stesso, ci dà finalmente un chiaro segno di Vita. E per farci sapere com’è Dio incomincia a farsi guardare, quando non parla ancora. … E poi quando comincerà a parlare di ciò che Lui solo conosce dall’intimità di Dio e ad agire e appassionarsi e affezionarsi all’umano, allora finalmente “sappiamo Dio”. Le nostre mani lo toccano, i nostri occhi lo vedono, le nostre orecchie lo ascoltano. In questo contatto con il Figlio di Dio fatto Uomo impariamo la passione di Dio per l’uomo, ogni uomo, che si china con tenerezza sull’ultimo, il perdente e lo scartato. Così è Dio che “si è fatto uomo”. Per sapere come ci guarda Dio, il cristiano osserva come Gesù guarda i suoi simili e i suoi fratelli; e da lì impara come Dio guarda gli esseri umani, i bambini, le donne, le persone violate, i disperati e quelli che non sanno se credono o non credono. D’ora in avanti chi si allontana da questo sguardo è come condannato a ripetere infinite volte il lungo itinerario delle congetture e delle confutazioni, dei presentimenti e dei fraintendimenti, delle folgorazioni e delle approssimazioni sul Mistero di Dio. Solo il Figlio, che dice con voce umana “Io sono”, può sciogliere i fardelli inenarrabili del sacro, incancreniti fra i terrestri, e nello stesso tempo apre a intimità impensabili del divino che non sapevamo neppure che esistessero” (P. Sequeri, L’ombra di Pietro. Legami buoni e altre beatitudini, Vita e Pensiero, Milano 2006, pp. 77-79).
Nel Vangelo di Giovanni leggiamo: “Venite e vedrete”. (Gv 1, 39). Non sempre le parole riescono a dire tutto. “Venite (Ἔρχεσθε)” è il verbo della fede: indica il fidarsi di qualcuno e il legarsi a lui con fiducia. E’ dunque un invito a coinvolgersi e a stare con Gesù. Il verbo successivo (καὶ ὄψεσθε) , nella forma greca – tradotto un po’ maldestramente con “vedrete” – in realtà dovrebbe essere tradotto con “diventerete vedenti”, diventerete cioè capaci di vedere poiché vi si dischiuderà una visione che mai vi sareste potuto immaginare. E vedrete che cosa? Non è detto. E’ invece detto: “Camminate restando con me e l’esito di questo cammino sarà una visione”. Solo alla fine della pericope è detto quale scena sarà mostrata: “Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’Uomo” (Gv 1, 51). Il che significa che la Rivelazione di Dio (il “divino” significato dagli spiriti angelici) avviene attraverso l’umanità di Gesù, il Verbo di Dio fatto carne. Così è tracciato il cammino di ogni cristiano. Man mano che egli cammina fidandosi di Gesù, il primo e fondamentale rivelatore del Padre, gli si apriranno di volta in volta orizzonti sconosciuti. Il mondo e l’universo apriranno il tesoro che nascondono: il mistero di un Creatore che ha coinvolto l’infinità del suo essere con la piccola creatura, amandola e consegnandosi alla fiammella vacillante della sua libertà per essere riconosciuto da lei nell’amore. A chi si affida a questa Rivelazione, alla fine, come accadde ai discepoli di Emmaus, si apriranno gli occhi e potrà riconoscere che Dio è il luogo misterioso dove sono custodite le cose segrete dell’origine e del destino del mondo in cui viviamo.
In conclusione
Con la fede in Gesù, Figlio di Dio, che si è incarnato abbiamo una visione che ci strappa dall’incertezza e dall’inconsistenza in cui molte volte ci sentiamo dentro al mondo. Non siamo come fuscelli allo sbando. Ma siamo ancorati nella nostra umanità all’Umanità di Gesù. Gli apparteniamo. E legati a Lui abbiamo una destinazione buona di entrare nella comunione eterna nel Grembo eterno di Dio.
P. Antonello Erminio

